È l'unica che conta.
Le altre, sempre più lunghe, sempre più insignificanti, danno solo un appesantimento tiepido, un'abbondanza sprecata.
L'ultima forse, riacquista, con la delusione di finire, una parvenza di potere...
Ma la prima sorsata!
Comincia ben prima di averla inghiottita.
Già sulle labbra un oro spumeggiante, frescura amplificata dalla schiuma, poi lentamente sul palato beatitudine velata di amarezza.
Come sembra lunga, la prima sorsata.
La beviamo subito, con avidità falsamente istintiva. Di fatto, tutto sta scritto: la quantità, nè troppa né troppo poca che è l'avvio ideale, il benessere immediato sottolineato da un sospiro, uno schioccar della lingua, o un silenzio altrettanto eloquente, la sensazione ingannevole d'un piacere che sboccia all'infinito...
Intanto, già lo sappiamo.
Abbiamo preso il meglio.
Riappoggiamo il bicchiere, lo allontaniamo un po' sul sottobicchiere di materiale assorbente.
Assaporiamo il colore, finto miele, sole freddo.
Con tutto un rituale di circospezione e di attesa, vorremmo dominare il miracolo appena avvenuto e già svanito.
Leggiamo soddisfatti sulla parete di vetro il nome esatto della birra che avevamo chiesto.
Ma contenente e contenuto possono interrogarsi, rispondersi tra loro, niente si riprodurrà più. Ci piacerebbe conservare il segreto dell'oro puro e racchiuderlo in formule. Invece, davanti al tavolino bianco chiazzato di sole, l'alchimista geloso salva solo le apparenze e beve sempre più birra con sempre meno gioia.
E' un piacere amaro, si beve per dimenticare la prima sorsata.
Philippe Delerm.
Nel piccolo villaggio di Cazeau, immerso nella campagna di Templeuve in zona Vallone Belga, si trova questa piccola fattoria/ Brasserie artigianale, nata dalle ceneri dell’antico birrificio Agache.
La storia della Brasserie Agache ha radici nel lontano 1753 e, anno dopo anno per sette generazioni ed a conduzione familiare, ha sviluppato birre speciali ad alta fermentazione di notevole fattura, limitata a soddisfare l’esigenze delle popolazioni limitrofe.
Nel ‘900, precisamente dopo la seconda guerra mondiale la Brasserie Agache, insieme ad altre due produzioni locali, hanno subito una forte crisi, data dalla crescente richiesta di birra a bassa fermentazione da parte della popolazione, soprattutto pils, quindi birre molto più semplici nella bevuta e nei “gusti” oltre che a gradazioni alcoliche più basse, subendo uno spostamento della richiesta verso altre realtà birraie più industriali. La conseguenza naturale fu la chiusura della Brasserie Agache nel 1969.
Nel 2002 per i due anni successivi, l’ultimo rampollo dalla famiglia fondatrice e proprietaria della fattoria Laurent Agache, nonostante fosse ormai fuori dal mercato birraio, ha ricostruito l’apparato di produzione con dedizione, professionalità e meticolosità, apportando anche delle nuove modifiche ricercate in Inghilterra.
Nel 2004 il risultato finale, dopo alcune prove di produzione e la sperimentazione di luppoli extra europei, è stato il ritorno in grande stile della nuova Brasserie de Cazeau che racchiude in esso la tradizione e cultura birraia della famiglia Agache con l’utilizzo di materie prime di moderna “beva” che ha riportato alla ribalta questo piccolo birrificio etichettato e riconosciuto come “produzione di grande qualità”. Ad oggi, la Brasserie de Cazeau è in costante crescita ed alla continua ricerca di nuovi sapori da esplorare, per garantire ulteriori ed apprezzabili sfaccettature del mondo birrario.
Questo micro-birrificio è stato fondato nel 2004 da due giovani appassionati birrai di Bruxelles, Bernard Leboucq e Yvan De Baets, a Sint-Pieters-Leeuw, un paese di 30.000 abitanti a sud di Bruxelles, nella zona del Brabante fiammingo.
Nonostante la loro giovane età, questi birrai hanno avuto l'opportunità di poter crescere professionalmente e creare la loro birra, collaborando con la De Ranke Brouwerij, altra piccola azienda molto specializzata e riconosciuta in Belgio.
Ad oggi, dalla primavera del 2010, il loro birrificio è nel centro di Bruxelles, dove hanno spostato i macchinari e messo in funzione la produzione.
La Brasserie de La Senne è una delle piccole realtà che sono il cuore e l’anima del Belgio, che hanno portato una “ventata” di sperimentazione, affiancandola ad una produzione tradizionale, mantenendo intatta l’arte di “creare” birra con i giusti processi, senza utilizzare additivi chimici, acceleratori o pastorizzatori, principi questi molto apprezzati dalla popolazione di queste parti.
Ad oggi producono 5 tipologie di birra, tutte nel rispetto dello spirito birraio di cui sopra, e tutte rifermentate in fusto o bottiglia, procedimento che garantisce una lunga durata nel tempo e un gusto sempre in evoluzione.
Brewery Verzet è una collaborazione di tre giovani birrai: Alex, Koen & Joran.
Hanno terminato i loro studi presso la scuola di birra Gent nel 2008, quasi subito dopo aver ottenuto la laurea, hanno iniziato a lavorare in fabbriche di birra professionali per fare esperienza.
Eppure volevano creare birre diverse e hanno iniziato a sperimentare nel tempo migliorando la loro preparazione birraia.
Presto, hanno ottenuto alcune buone risposte dai loro primi clienti belgi che hanno assaggiato e apprezzato le loro creazioni.
Hanno iniziato a produrre nel 2011 e continuano ad essere mastri birrai per veri appassionati.
La nascita ufficiale della brasserie è datata 11 novembre 2004 da Jef Van de Steen e da Drik De Pauw ad Aalts, una cittadina belga ai confini del Brabante delle Fiandre Orientali, situata sulla sponda sinistra del fiume Dendre a circa 29 km ad ovest di Bruxelles.
In realtà la collaborazione tra questi due personaggi risale a 10 anni prima, quando ancora avevano una micro-produzione casalinga con una caldaia di 50 litri, per arrivare ai 600 litri prodotti nel primo impianto inaugurato ufficialmente, passando attraverso una miriade di esperimenti e studi all’Accademia per mastri birrai di Gent.
Tra gli interessi di Jef Van de Steen, ci sono innumerevoli volumi dedicati alla birra, soprattutto del mondo trappista, d’abbazia e specializzato nelle tipologia geuze e kriek; scrive abitualmente su riviste culinarie e di birra, aggiornandosi in continuazione.
La storia dice che i due futuri proprietari della brasserie s’incontrarono nel municipio di Erpe-Mere, dove ricoprivano la carica di assessore comunale e segretario municipale e, da bravi “brasseurs-amateurs”, cominciarono le loro sperimentazioni in un garage.
In seguito approfondirono la loro conoscenza teorica frequentando l’Accademia per mastri birrai ed alla prima occasione utile, acquistarono i macchinari della Brasserie Meester di Galmaarden, un piccolo birrificio che cessò la sua attività.
Jef fece costruire in un piccolo stabile nella Glazentorenweg ad Erpe-Mere, da qui il nome del micro-birrificio.
Nel 2002 i due proprietari si accordarono con Mark de Neef, anche lui residente ad Aalst, creando la società tutt’ora attiva, ed aprendo il micro-birrificio nel 2004.
Ad oggi, gli investimenti della brasserie sono strutturali ed in continua evoluzione, dall’acquisto delle vasche di maturazione molto più grandi (22 HL per cilindro) delle precedenti, all’espansione della camera calda, permettendosi una produzione è di circa 1000 HL di grande qualità e continuità.
La Glazen toren brouwerji è una piccola ma stabile realtà della zona di Aalst, dove la birra viene prodotta in maniera naturale con maturazioni molto lunghe, e soprattutto utilizzando materie prime di ottima qualità che rendono i prodotti apprezzati dagli esperti del settore.
L’Abbazia di Saint Sixtus a Westvleteren comincia la sua storia nel 1831 con Johannes Baptist Victoor, che viveva da eremita in questo e circa quaranta anni dopo, Saint Sixtus ricevette il titolo di abbazia.
E così iniziò in questa regione isolata e abbandonata, dove il silenzio era l’unico testimone di una vita di preghiera e di lavoro. La birreria appare per la prima volta nel registro contabile il 15 giugno 1838.
La birreria associa con successo tradizione e tecnologia moderna, una garanzia per un prodotto finito di altissima qualità.
Il modo di vita dei trappisti è interamente dedicato a Dio, cosa che si esprime in particolare nell’armonia, nella solitudine, nel silenzio, nella preghiera e nel lavoro dei monaci. All’interno di questa tradizione, il lavoro manuale gode di un'attenzione particolare: i profitti che genera servono a fare fronte ai fabbisogni della comunità e ad aiutare gli altri. È anche un segno di solidarietà, tutti lavorano per ottenere ciò di cui vivere. Si produce birra per vivere, invece di vivere per produrre birra.
Ecco perché westleteren è prodotta solo in quantità limitate. L’abbazia e la birreria non sono aperte al pubblico.